A cura: Moreno Biagioini

Ho conosciuto Andrea Terreni negli anni ’70, quando era segretario di zona del PCI (zona Pignone-Monticelli-Legnaia-Soffiano-Isolotto) – ed io ero consigliere di quartiere. A quel tempo il legame degli eletti con il partito era forte e ci vedevamo quindi tutti i giorni, sviluppando un rapporto di forte amicizia.

La politica era allora molto diversa da quella odierna: in certo qual modo era troppo invasiva ed occupava quasi per intero lo spazio di vita di chi vi si impegnava, ma si basava, e questo era un elemento positivo, su relazioni personali che spesso diventavano vere e proprie amicizie, al di là della stessa dimensione politica.

Andrea era di notevole supporto ai/alle compagni/e che operavano all’interno delle istituzioni (lui però volle sempre rimanerne al di fuori), nelle piccole  e nelle grandi questioni.

Mi viene in mente, al riguardo – siamo sul finire degli anni ’70 e l’inizio del decennio successivo -, sia la sua collaborazione per la realizzazione dei concerti decentrati sul territorio promossi dal Consiglio di Quartiere (in un’occasione, in cui si stava per rinunciare al concerto in programma, si procurò il camion di una ditta edile, ancora carico di calce e mattoni, per trasportare il “prezioso” clavicembalo di Grazia Cantelli, della Scuola di Musica di Fiesole, con grande preoccupazione della proprietaria dello strumento), sia il suo fondamentale sostegno al referendum autogestito contro l’installazione dei missili Cruise a Comiso – il seggio per la votazione a quel referendum fu posto alle Baracche Verdi dell’Isolotto e vi fu un’alta partecipazione, essenzialmente per l’opera promozionale svolta dal Partito Comunista -).

Andrea era della Sezione di Soffiano, che si può dire fosse egemonizzata dal “clan” Terreni (il vecchio Edo, Andrea, appunto, detto “Pazzia” a causa del suo carattere irruento, Mauro, suo fratello, detto “Cespuglio”, a causa della sua capigliatura).

Penso che man mano che la situazione cambiava, e che la politica si trasformava profondamente, Andrea se ne allontanasse sempre di più.

Mi rimane come sua immagine quella di un compagno che, al di là delle vicende partitiche, ha continuato a far parte di quel popolo di sinistra un tempo rappresentato dal PCI ed oggi disperso. Come il personaggio del film “Ci eravamo tanto amati” impersonato da Nino Manfredi.

Con l’auspicio che in un prossimo futuro vi sia la ricostruzione di una realtà di sinistra ad opera di tanti Andrea che si ritrovano e si impegnano insieme.