A cura: Moreno Biagioni

Ho avuto varie occasioni di contatto con Ernesto Balducci. Da giovanissimo quando frequentavo la Parrocchia Madonna della Tosse – il parroco, don Angelo Chiaroni, aveva dato ad un gruppo di cui facevo parte la possibilità di metter su un doposcuola di impronta milaniana, sull’onda di ‘Lettera a una professoressa’, nei locali parrocchiali di via Faentina – era Balducci, allontanato per punizione dalla Badia Fiesolana, a ‘dire messa’ alle 11 di ogni domenica ed anche per chi, come noi del doposcuola, non era un frequentatore di messe, valeva la pena di fare un’eccezione per sentire le omelie di Padre Ernesto. Anche se una parte dei ‘doposcuolisti’ lo contestava per queste sue prediche alla borghesia cittadina che affollava la chiesa per sentirlo – una volta ci fu addirittura una piccola iniziativa di fronte alla chiesa nei confronti del ‘prete borghese’ -. Le nostre simpatie andavano maggiormente a Enzo Mazzi ed alla Comunità dell’Isolotto, considerati più ‘rivoluzionari’. Nonostante queste manifestazioni ‘estremiste’, molti di noi lo leggevano volentieri sulle pagine di ‘Testimonianze’ e indubbiamente Balducci avrebbe seguito con comprensione e simpatia le nostre intemperanze giovanili.

Personalmente continuai a leggerlo sulla rivista da lui fondata, e sui molti suoi libri, prima di avere occasione di nuovo, alcuni anni dopo, di incontrarlo e di parlarci direttamente.

Si era a metà degli anni ‘70 e nell’ambito della Biennale di Venezia erano stati messi in programma degli incontri fra sindacalisti, persone impegnate nelle associazioni e nei movimenti, uomini e donne di cultura.

Mi ritrovai a partecipare a questo evento, che ebbe la durata di tre o quattro giorni, in qualità di rappresentante della Camera del Lavoro di Firenze – non si trattò di una scelta, ma della conseguenza del fatto che non c’erano altre-i sindacaliste-i disponibili – ed a tavola per il pranzo si era formato un gruppo stabile, che, oltre a me, comprendeva Balducci, Dario Fo, un lavoratore delle Acciaierie di Terni che aveva utilizzato le 150 ore per un corso di formazione teatrale con il regista Benno Besson del Deutsche Theater di Berlino + altre-i. Fu l’occasione per conversazioni molto interessanti, serie, ma anche un po’ scherzose.

Balducci avrebbe ricordato l’episodio anni dopo in una delle sue note su ‘Testimonianze’.

Un particolare curioso – ricordo che il lavoratore di Terni ed io ci sbizzarrimmo ad ordinare vini pregiati – i pranzi erano gratuiti –, Balducci si limitò a bere il vino della casa. Al momento della partenza capimmo il perché – noi due dovemmo pagare infatti una discreta somma ed Ernesto se la cavò con poco – le bevande erano a carico dei commensali -.

Con Balducci ebbi nuovamente contatti frequenti negli anni ‘80 quando, come organizzazioni pacifiste, mettemmo su la Tenda della Pace in piazza San Giovanni allo scoppiare di ogni nuovo conflitto armato. Padre Ernesto ne fu uno degli animatori principali con i suoi interventi.

Nello stesso periodo, come consigliere comunale, ricorsi spesso a lui, alla sua consulenza, quando c’era da intervenire in Consiglio su questioni che riguardavano la guerra – e ci furono frequenti occasioni del genere -.

In particolare i suoi suggerimenti furono preziosi per la preparazione della delibera con cui si dichiarava ‘Firenze città operatrice di pace’, delibera approvata in sede consiliare, ma che poi

non ha prodotto conseguenze rilevanti nei comportamenti dell’Amministrazione comunale.

In anni recenti ho ricercato, per conto della Fondazione Balducci, le persone adatte per produrre un fumetto su Ernesto Balducci che facilitasse la sua conoscenza da parte dei giovanissimi.

Ne è scaturito un piccolo, agevole libretto – ad opera di Gabriele Peddes e Pietro Scarnera – dal titolo ‘Non sono che un uomo – Vita e pensieri a fumetti di Ernesto Balducci’ -, un libretto che sarebbe opportuno oggi rilanciare.

‘Se vuoi la pace, prepara la pace’ e ‘il mondo del futuro o sarà un mondo di pace o non sarà’ sono due affermazioni di Balducci che ne sintetizzano bene il pensiero, due affermazioni che potrebbero essere al centro delle prossime iniziative per il ventennale del Social Forum del 2002.